domenica 19 luglio 2009

Agostino, un santo che parla ai giovani d'oggi

di Gérard Depardieu
"Agorà", domenicale dell'Avvenire, Domenica 5 luglio 2009, n. 176

Per me tutto è cominciato a Roma nel Giubileo del 2000. Ho voluto andarci in pellegrinaggio perché ammiravo molto Giovanni Paolo II. Mi sono trovato tra i cardinali e l’orchestra; sono stato presentato al Santo Padre. Egli mi ha guardato ed ha esclamato all’indirizzo dei cardinali che lo circondavano: «Agostino! Bisogna parlargli di Agostino!». Il Cardinale Poupard si augurava che facessi un film, ma gli ho obiettato che non conoscevo nulla dell’opera di Sant’Agostino. Mi ha consigliato di cominciare con "Le Confessioni". All’inizio, la lettura non è stata agevole, ma le parole di Agostino mi hanno catturato. La sua riflessione mi è sembrata sublime e mi ha rinviato a me stesso, al mio percorso.
Tra i 15 e i 17 anni non sapevo più esprimermi, non parlavo più, per colpa di una iper-emotività patologica. Solo le parole altrui, degli scrittori, sono riuscite a calmarmi. Quando ho letto Sant’Agostino, ho respinto l’idea di un film, perché l’immagine finisce per legare troppo. Al contrario le parole di Agostino e ciò che egli lascia intendere ci offrono la sua vera dimensione. Mi sono incollato a quel libro che non mi ha più mollato e che percorro tutti i giorni. Per vent’anni sono andato da un analista: i libri X e XI delle Confessioni (un pozzo di riferimenti per gli psicoanalisti!) forniscono risposte alle nostre domande più intime e calmano i nostri interrogativi più dolorosi.
La voce di Sant’Agostino assomiglia alla poesia di un uomo che non sa dire che cosa gli capita. Quella ricerca mi tocca perché mi rinvia alla mia stessa fragilità ed a ciò che ho vissuto nei momenti cruciali dell’esistenza. Così come li ho istintivamente percepiti, la luce e una certa verità di Agostino mi hanno toccato e hanno fatto nascere in me la voglia di un momento da condividere con altri. Ho immaginato una stanza dove le persone si raccolgano: chiesa, tempio, moschea, sinagoga. Accendere quattro candele che si consumano in 45 minuti - Molière calcolava gli atti delle sue commedie sulla durata di una candela - , sistemarmi là, senza scombussolare nulla, annunciare semplicemente una lettura all’entrata della chiesa. Ho incontrato il presidente Bouteflika ad Algeri, nel 2001, in piena recrudescenza del fondamentalismo musulmano, e abbiamo parlato soltanto di Sant’Agostino . Gli ho detto che avevo bisogno di una guida, e lui mi ha consigliato André Mandouze che, guarda caso, era ad Algeri in quello stesso periodo. Ero colpito, ma perduto nei libri di Sant’Agostino . Pochi giorni dopo il nostro incontro, André mi ha offerto ciò che cercavo: la storia di Agostino, la sua vita di prima, la conversione e l’estasi.
Ho lasciato la scuola a 13 anni, e il catechismo prima ancora della comunione, perché padre Lefèvre che aveva la responsabilità della mia anima mi trovava troppo turbolento. In realtà, ero uno che guardava la vita. Goloso. Vivo. Col desiderio attorcigliato al corpo di conoscere tutto, di capire tutto. A quell’epoca, negli anni Cinquanta, i figli dei poveri non si mescolavano con quelli dei ricchi. Mio padre, lattoniere, benché gregario del Tour de France, era analfabeta, e mia madre faceva molti figli. Ero un’erba selvatica che cresce, animata in permanenza dalla voglia di far bene.
Ero cattolico, non praticante, e in me avevo sempre la presenza del mistero.
Senza conoscere nulla, persino senza saperlo, avevo la Fede. Se la Fede è appunto la voglia di vivere e di guardare tutto, di captare tutto. Mai i miei genitori hanno messo divieti alla mia voglia. Se ne è incaricata la vita. Ho dovuto cercare le mie guide. Ne ho trovate due: Jean Giono e il suo "Canto del mondo". Alla fine dell’adolescenza, quando ho lasciato Chateauroux, avevo in tasca, a portata di mano, i "Racconti di un pellegrino russo".
Tenevo sempre nel fondo di me la supplica «Signore Gesù, abbi pietà di me!», la respiravo e toglieva tutte le mie paure.
Ero pesante di spiritualità senza saperlo.
Ora Sant’Agostino mi ha riconciliato con la Bibbia
.

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