giovedì 10 gennaio 2008

Chi ama Dio, ami anche il suo fratello

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo: 1 Gv 4,19 - 5,4
Carissimi, noi amiamo Dio, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.
Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.
Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.
Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede.

Lc 4,18
Il Signore mi ha mandato
ad annunziare ai poveri il lieto messaggio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione.


Dietrich Bonhoeffer
DBW 15,497

"[...]. La parola ebraica per ramo è nèzer, che è proprio la radice del toponimo Nazaret. Tanto nascosta in profondità il vangelo trova dunque la promessa nell'Antico Testamento che Gesù sarà povero, disprezzato e piccolo. Nel cammino così poco comprensibile per Giuseppe e per il mondo intero verso la misera Nazaret si compie da capo il cammino di Dio con il Salvatore del mondo intero. Egli deve vivere nella più profonda povertà, oscurità e umiliazione, deve prendere parte alla vita di coloro che non hanno rispetto e che sono disprezzati, affinché porti su di sé la miseria di tutti gli uomini e possa divenire il Salvatore".

tratto da "Voglio vivere questi giorni con voi", a cura di Manfred Weber, Queriniana, Brescia 2005.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La forza dell'umile amore.

" Fratelli, non temete il peccato degli uomini, amate l'uomo anche nel suo peccato, perché questa immagine dell'amore di Dio è anche il culmine dell'amore sopra la terra.
Amate tutta la creazione divina, nel suo insieme e in ogni granello di sabbia.
Amate ogni fogliuzza, ogni raggio di sole! Amate gli animali, amate le piante, amate ogni cosa! Se amerai tutte le cose, coglierai in esse il mistero di Dio.
Coltolo una volta, comincerai a conoscerlo senza posa ogni giorno di più e più profondamente. E finirai per amare tutto il mondo di un amore ormai totale e universale.
Amate le bestie: Iddio ha dato loro il principio del pensiero e la gioia pacifica. Non tormentatele, non turbate, non togliete loro la gioia, non opponetevi all'intento di Dio…
Amate particolarmente i bambini, perché anche essi sono senza peccato, come gli angeli, e vivono per la nostra tenerezza, per la purificazione dei nostri cuori, e sono per noi come un'indicazione. Guai a chi offende i pargoli! Fu padre Antemio che mi insegnò ad amare i bambini: dolce e silenzioso, nei nostri pellegrinaggi comprava talvolta, con i soldini donatici, del panforte e dello zucchero candito, e li distribuiva; egli non poteva passare accanto ai bimbi senza sentirsi commosso: così era fatto.
Certi pensieri, specialmente alla vista del peccato umano, ti rendono perplesso, e tu ti domandi. "Devo ricorrere alla forza o all'umile amore?". Decidi sempre: ricorrerò all'umile amore. Se prenderai una volta per tutte questa decisione, potrai soggiogare il mondo intero. L'amore umile è una forza formidabile, la più grande di tutte, come non ce n'è un'altra…
Fratelli, l'amore è un maestro, ma bisogna saperlo acquistare, perché si acquista difficilmente, si paga a caro prezzo, con un lavoro continuato per lungo tempo, non dovendosi amare solo un istante, accidentalmente, ma sino alla fine. Accidentalmente chiunque può amare, anche un malvagio. Il mio giovane fratello domandava perdono agli uccelli: pare un non senso, ma è giusto, perché tutto, come l'oceano, scorre e comunica, tu tocchi in un punto e si ripercuote all'altro estremo del mondo.
Sarà follia domandar perdono agli uccelli, ma gli uccelli e i bambini e ogni animale intorno a te si sentirebbero meglio se tu fossi più nobile di quel che ora sei, non fosse che un tantino. Tutto, vi dico, è come l'oceano. Pregheresti allora anche gli uccellini, struggendoti in un amore totale, come in una specie di estasi, e li pregheresti perché anch'essi ti rimettessero i tuoi peccati. Abbi cara quest'estasi, per quanto insensata possa parere agli uomini.
Amici miei, domandate a Dio la gioia. Siate allegri come i bimbi, come gli uccellini del cielo. E non vi turbi nell'opera vostra il peccato, non temete che esso sciupi l'opera vostra e le impedisca di compiersi, e non dite: "Forte è il peccato, forte l'empietà, forte il cattivo ambiente, mentre noi siamo soli e deboli; l'ambiente cattivo ci guasterà e non lascerà che l'opera buona si compia". Figli miei, non lasciatevi così abbattere! Non c'è che un mezzo di salvezza: renderti responsabile di ogni peccato umano…
In verità noi siamo come erranti sulla terra e, se non ci fosse dinanzi a noi la preziosa immagine di Cristo, ci smarriremmo e ci perderemmo del tutto, come il genere umano prima del diluvio. Sulla terra molte cose ci sono nascoste, ma in cambio ci è data la segreta arcana sensazione del nostro legame vivente con un altro mondo, col mondo superiore celeste, e le radici dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti non sono qui, ma in quel mondo. Ecco perché i filosofi dicono che l'essenza delle cose non si può raggiungere sulla terra. Dio ha preso le sementi da altri mondi, le ha seminate su questa terra e ha coltivato il suo giardino; tutto quello che poteva spuntare è spuntato; ma quanto fu coltivato non vive che grazie al sentimento del suo contatto con questi mondi misteriosi; se in te questo sentimento si indebolisce o si annulla, muore anche ciò che in te era stato coltivato. Diverrai allora indifferente alla vita e magari la prenderai in odio. Così la penso".

(F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov: il monaco russo Stàrets Zòsima – libro VI)

Grazie a te, Signore! E beato colui che pensò e scrisse queste parole; ma ancora più beati coloro che le ascoltano e le vivono.