Gomito a gomito con la morte, scrive un amico caro, cui rimando per la vostra lettura (http://velapomacineclub.blogspot.com/). Al quale ho risposto ...
Tutto ciò che si cerca con l'autenticità della verità umana ha senso e logica. Di fronte alla morte esiste solo il silenzio, l'attesa di una nuova vita, di un bambino che rinasce. Ascoltare l'altro, l'infinitamente altro, si può solo di fronte alla morte. La morte è la morte. La morte è solo la morte anche per un credente. Non c'è niente nella morte.
Eppure, per il credente cristiano o per l'ateo che apprezza la lectio magistralis dei Vangeli, di fronte alla morte ci può essere anche una straziante esondazione che apre all'infinito.
Richiamo il Vangelo secondo Giovanni, colà dove Marta è disperata ed attende l'amico amato - Gesù - perché le è morto il fratello. Lì tutto è strazio perché l'assoluto della vita si è improvvisamente tramutato. Gesù non arriva a rimettere - banalmente - le cose a posto, ma ad essere straziato dall'amore di una donna amica, sorella, amata.
La morte non è niente, ma noi siamo vivi di fronte ad essa e non possiamo immedesimarci in essa. Noi chiediamo la vita, noi desideriamo la vita.
Per noi percepire il termine della nostra vita è uno scandalo.
Di fronte a questo trauma nessuno è potente.
Gesù condivide la nostra stessa storia.
Quella stessa della morte assoluta.
Ricordo nel bellissimo Vangelo secondo Marco che anche le donne arrivando al sepolcro scappano e che quell'apparizione di Gesù - in mentite spoglie - di fronte a loro chiede di riferire a Pietro di tornare in Galilea.
Ebbene, io immagino che Pietro appena sente dirsi quelle parole comprende che solo il Signore, il suo Gesù, quel Gesù amato avrebbe potuto mandargli un tale messaggio. Ed allora corre, affronta la lotta dell'assurdo, arriva alla tomba, entra in essa, si siede in essa e comprende ...
Quello che per noi cristiani è la luce: la resurrezione.
Ma solo dentro la tomba Pietro percepisce l'assurdo, coglie il trauma, il dolore assoluto, l'essenza nera ed assoluta della morte, e comprende che solo Gesù poteva avere pronuciato quelle parole ...
Piange, Pietro, sicuramente piange trafitto d'Amore infinito, incomprensibile ...
Trafitto da un amore che proviene da una tomba oscura dove lui percepisce vita ...
Così, riparte e riparte dalla Galilea, dove la sua storia, la storia dei discepoli era iniziata con Gesù ...
Un nuovo inizio per affrontare il nulla della morte o la potenza di una promessa alla sequela di Gesù.
Un abbraccio, amico mio.
giovedì 1 novembre 2007
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